Dolce serenità discende
al ricordo dei paesaggi natii,
appena velati
dalla patina degli anni
di un’infanzia felice.
Sotto i ruderi del castello
fluiva pigramente il fiume,
adocchiando i nostri giochi
mentre il corimbo lambiva
dell’edera e del biancospino.
La palma nel giardino
presidiava territori sconosciuti
ricchi di tesori
promessi alla scoperta
dei bambini.
Le sere d’estate,
sotto l’andito del cortile,
su sedie di paglia,
si ascoltavano le favole
di Eugenia, occhi di cielo.
Felicità è assenza di dolore
per chi è trafitto
anche da un solo sguardo,
e per chi conosce
le angherie del tempo.